martedì, agosto 09, 2005

La mia città


Non mi sento di appartenere a Latina.

Penso che di questo, molti dei miei amici e non, ormai ne siano convinti.
La mia non è un'antipatia nata dall'oggi al domani, ma cresciuta dopo attente valutazioni evolute nel vivere quotidiano.
Partiamo col dire che essendo nato a Frosinone, forse sarà genetico provare una certa ostilità nei confronti di questa città che da 27 anni mi accoglie.

Ne parlo ora che abitando a Torino posso fare, almeno spero,un'analisi più asettica data la distanza, basandomi sul motivo:"Occhio non vede, cuore non duole!".

Penso a cosa significa essere fiero di nascere in una città: mi vengono agli occhi immagini di feste popolari, di rivisitazioni storiche e musiche suonate da chi in quella città ha posto pietre fondanti. Tutto ciò sarà capitato certo anche a Latina, ma da coloro che una genia già l'avevano in altri lidi; veneti, emiliani per primi che con la loro fatica hanno bonificato il tutto sotto l'elgida del pelato duce.
Successivamente i campani hanno portato il sole del sud con tutte le problematiche annesse.

Come però dimenticarsi degli zingari, che pur non avendo partecipato attivamente alla fondazione architetturale ed urbana, hanno mantenuto sempre viva la loro posizione di strafottenza delle leggi cittadine placidamente alla luce del giorno.

Ai miei occhi tutto questo non può creare una tradizione della città (al giorno d'oggi Latina ha 81 anni) nè tanto meno la possono creare coloro che si adoperano per renderla più moderna.
Non parlo di persone, parlo di mentalità che ormai fa dell'apparire il suo punto di forza per non lasciarsi trasportare dal vivere senza bandiera (araldica naturalmente).
Sfreccianti auto di lusso, vestiti all'ultima moda, telefonini e gadget elettronici ultra moderni, mi dirai: "queste cose ci sono anche a Milano,Roma ed altre 1000 città".
Ma il fatto è che nelle 1000 e più città ci sono delle ben nette differenze tra le classi medio alte borghesi e quelle piccolo borghesi; sembrerebbe come se il 68 a Latina non ci sia mai stato.

Il figlio del contadino come quello del proprietario terriero raggiungono gli stessi target:
l'uno puntando sui debiti del padre che non vuole far crescere un figlio inferiore dell'altro, l'altro puntando sull'incoscienza di far crescere il figlio senza la consapevolezza di cosa significhi realizzarsi con fatica!!!

Rimango senza fiato davanti a scene che rievocano accadimenti del passato (ad esempio il Calendimaggio di Assisi a cui ho partecipato attivamente quest'anno) e a che cosa lo posso paragonare? Agli eventi di moda e spettacolo in P.zza del Popolo?

Una volta Pennacchi (parente dell'omonimo a cui si è dato il nome al grattacielo), di cui si conosce l'identità politica disse: "Perchè non si recuperano le radici storiche di questa città partendo dal suo vero nome: Littoria. Senza appesantirle di tutti i connotati politici ma con lo spirito storico evocativo".

Non mi era sembrata una brutta idea, è sempre meglio ricordarsi da dove si viene senza vergognarsi di avere un passato.

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